Adeguati assetti organizzativi: cosa richiede davvero l’art. 2086 c.c.

Cosa dice (davvero) l’articolo 2086 c.c.

Quando parlo con imprenditori e manager di adeguati assetti organizzativi mi accorgo che l’art. 2086 c.c. è spesso percepito come una minaccia vaga, una norma burocratica pensata solo per complicare la vita delle aziende. In realtà, è il cuore del Codice della Crisi d’Impresa ed è stato pensato per spingere gli imprenditori a dotarsi di strumenti minimi di controllo e prevenzione.

Il testo recita che l’imprenditore deve istituire “assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati alla natura e alle dimensioni dell’impresa”. In parole semplici, la legge ti chiede di avere sistemi in grado di:

  • monitorare costantemente l’andamento economico-finanziario; 
  • prevenire tempestivamente segnali di crisi; 
  • permettere al management di prendere decisioni informate. 

Non è quindi una formalità: è un obbligo che responsabilizza l’imprenditore. Ignorarlo significa esporsi a rischi seri, non solo per l’azienda ma anche per la responsabilità personale di chi la guida.

I 3 assetti richiesti: organizzativo, contabile, amministrativo

Il legislatore distingue tre assetti, che devono essere coerenti con la dimensione della PMI.

  1. Assetto organizzativo
    Vuol dire avere ruoli chiari, procedure documentate, processi di delega, un organigramma aggiornato. In pratica: niente aziende dove “tutto passa dal titolare”. Un assetto organizzativo adeguato significa anche avere riunioni periodiche, flussi di comunicazione interni e sistemi di controllo di gestione.
  2. Assetto contabile
    Qui parliamo di contabilità aggiornata, bilanci redatti con puntualità, report infrannuali, analisi di marginalità. Non basta avere i libri in ordine per il commercialista: serve un sistema che traduca i dati in indicatori utili al management.
  3. Assetto amministrativo
    Si tratta di garantire procedure per l’incasso, i pagamenti, la gestione del capitale circolante, la liquidità. In altre parole, avere un cash management che riduca il rischio di insolvenza e renda sostenibili le scelte strategiche.


Quando questi tre assetti funzionano in sinergia, l’impresa è non solo compliant con l’art. 2086 c.c., ma anche più solida e appetibile sul mercato.

 

Come adeguarsi senza stravolgere l’azienda

La domanda che ricevo più spesso è: “Giuseppe, come faccio a mettermi in regola senza stravolgere tutto?”
La risposta è semplice: non serve trasformare la tua PMI in una multinazionale, ma serve metodo.

Questi sono i passi che consiglio:

  1. Fare un assessment iniziale sugli assetti già presenti. 
  2. Identificare i gap principali: mancanza di deleghe, contabilità arretrata, assenza di KPI. 
  3. Introdurre strumenti graduali: una reportistica trimestrale, una mappatura processi, un cash flow previsionale. 
  4. Automatizzare quanto possibile (CRM, ERP, software di contabilità). 

L’obiettivo non è complicare la vita, ma creare un’architettura che dia chiarezza. E spesso bastano 90 giorni per iniziare a vedere risultati.

Il ruolo della Balanced Scorecard nel rispetto della norma

Il punto debole delle PMI è che, pur avendo bilanci e contabilità, non hanno un vero cruscotto di guida. È qui che entra in gioco la Balanced Scorecard, che io utilizzo come strumento di sintesi.

Con la BSC posso mostrare all’imprenditore, in un’unica dashboard, indicatori di finanza, clienti, processi e team. Questo non solo soddisfa i requisiti dell’art. 2086, ma li supera: non ci limitiamo a “registrare”, ma anticipiamo crisi e opportunità.

Se vuoi capire meglio come funziona, ho scritto una guida completa alla Balanced Scorecard per PMI che spiega perché è la chiave per trasformare gli assetti richiesti dalla legge in strumenti pratici di crescita.

Case study: da caos a compliance in 90 giorni

Un imprenditore del settore servizi, con 20 dipendenti, mi ha chiamato perché temeva di non essere in regola con l’art. 2086. Non aveva organigramma aggiornato, contabilità interna arretrata di 6 mesi e nessun processo di delega formalizzato.

Abbiamo iniziato con un assessment: in 3 settimane abbiamo definito ruoli e responsabilità, creato un flusso di reportistica mensile e attivato un forecast di cassa. In 90 giorni, l’azienda aveva già un cruscotto operativo, una Balanced Scorecard e processi interni documentati.

Risultato: compliance garantita, più chiarezza interna e maggiore fiducia da parte di banche e partner. L’imprenditore stesso ha smesso di vivere con l’ansia delle verifiche: aveva finalmente un sistema che lo proteggeva.

Conclusione

L’art. 2086 c.c. non è un peso, ma un’opportunità. Ti obbliga a costruire quegli adeguati assetti organizzativi che ogni azienda sana dovrebbe avere, a prescindere dalle norme.

Come Business Architect, il mio compito è aiutarti a tradurre questi obblighi in strumenti concreti, facili da usare e capaci di generare valore. Perché la vera compliance non è burocrazia, è chiarezza che libera decisioni migliori.

Vuoi capire se la tua azienda è già pronta a rispettare l’art. 2086 c.c.?

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Immagine di Giuseppe Lettini

Giuseppe Lettini

Business Architect e Imprenditore

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